LA CONTRADA DEGLI ANGELI

 

 

 

Presentato mercoledì 21 giugno 2000.

• Copyright per l'ideazione e i disegni EDYPerazz.
• Introduzione e commenti di Don Antonio Brugara.
• Stampato con il contributo della Parrocchia di Mattarello.
 
Il ricavato delle offerte è stato interamente devoluto al reparto pediatrico del
Matany Hospital Karamoja Uganda.

 

L'ospedale di MATANY - Uganda
 
L’ospedale di Matany, situato nella regione del Karamoja (nord Uganda), fondato e gestito dai missionari comboniani, serve un territorio vasto quanto il Trentino; nella struttura operano anche Suor Silvia Pisetta di Albiano e Suor Palma Gosetti di Montes.
 
I posti letto sono circa 400 ma il numero effettivo di pazienti e parenti accolti, anche sotto i letti o lungo i corridoi, è ben superiore. Infatti l’ospedale, sebbene contenuto, comprende numerosi reparti, tra i quali TBC e infetti; per i malati di AIDS invece, vista l’impossibilità economica, di fornire loro qualunque terapia, è in programma la realizzazione di un ambulatorio "day-hospital" dove farli giungere periodicamente per controlli.  
I missionari sono anche validamente affiancati, da alcuni medici volontari (al momento sei, tutti europei) i quali, spesso accompagnati dalle loro famiglie, dedicano alcuni anni della loro vita per lavorare all’interno della struttura altrimenti carente di medici qualificati.  
Presso l’ospedale, ormai da lungo tempo, è sorta anche la scuola infermieristica della durata di tre anni, con 80 studenti; il personale dell’ospedale è così diventato prevalentemente del posto e spesso questi giovani infermieri riescono poi a trovare lavoro nei principali ospedali delle città del paese.
Matany è diventato la struttura sanitaria punto di riferimento per l’intera regione, vista anche dal governo centrale come esempio da seguire e ripetere in altre aree depresse.  
Uno dei problemi principali della zona sono le scarse precipitazioni che rendono l’area una delle più povere del paese e i raccolti sono spesso insufficienti a garantire un’alimentazione adeguata. Anche un solo anno di carestia, come si è verificato recentemente, può bastare a mettere a dura prova l’intera popolazione.  

I problemi sono però molteplici e come per tanti paesi africani, anche vicini – il pensiero va al Sudan o al Rwanda – la mancanza dell’acqua s’intreccia con i problemi politici ed economici ben più complessi.
La popolazione vive ancora prevalentemente in capanne, all’interno di piccole tribù familiari e la scolarizzazione è molto bassa se non, talvolta, assente; la povertà è totale: solo quattro bambini su dieci riescono ad arrivare all’età di cinque anni.  
Lo sviluppo dell’intero complesso ospedaliero rimane sempre in ogni caso legato ai fondi che tramite i missionari pervengono dall’Europa; il governo, infatti, non paga che una minima parte delle spese fisse di gestione.

 

Alcune immagini durante la conferenza stampa

 

 

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